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DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che innescano ansia e “obbligano” la persona ad attuare azioni ripetitive materiali o mentali.

 

Il disturbo ossessivo-compulsivo, è un disturbo frequente. In Italia, sono circa 800.000 le persone colpite da DOC. Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco di una vita, indipendentemente dal sesso.

 

Il disturbo ossessivo-compulsivo, pur essendo classificato tra i disturbi d’ansia nei manuali diagnostici dei disturbi mentali (DSM-IV-TR e ICD-10) è da molti considerato invece, in virtù della sua incerta rispondenza al trattamento con farmaci ansiolitici, come entità nosografica autonoma, con un definito nucleo psicopatologico, con un decorso e una sintomatologia peculiari e con dei correlati biologici che vanno a poco a poco delineandosi.

 

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi e ripetitivi, percepiti come incontrollabili da chi li sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e solitamente giudicate come infondate o eccessive.

Le ossessioni attivano emozioni sgradevoli e molto intense, quali paura, disgusto, colpa, con il conseguente bisogno di fare il possibile per rassicurarsi e gestire il proprio disagio.

 

Le compulsioni tipiche del disturbo ossessivo compulsivo, dette anche cerimoniali o rituali, sono comportamenti ripetitivi (come controllare, lavare/lavarsi, ordinare, ecc.) o azioni mentali (pregare, ripetere formule, contare) finalizzati a contenere il disagio emotivo provocato dai pensieri e dagli impulsi che caratterizzano le ossessioni sopra descritte. Le compulsioni diventano facilmente rigide regole di comportamento e sono decisamente eccessive, talvolta bizzarre agli occhi degli osservatori.

 

Se il disturbo ossessivo compulsivo non viene adeguatamente curato tende a cronicizzare e ad aggravarsi nel tempo.

 

Alcuni orientamenti terapeutici sono rivolti “solo” a gestire le ossessioni, ponendosi come obiettivo il rinforzo delle difese del soggetto nei confronti di questi pensieri. Gestire le ossessioni può essere valido per alcune persone e può dare risultati più o meno durevoli, ma può anche esporre a ricadute come è ovvio che sia quando un problema di qualunque genere non è affrontato a partire dalla causa, ma solo dalle conseguenze.

La terapia analitica riconosce il ruolo dell’inconscio nella genesi dei pensieri ossessivi, aprendo quindi alla possibilità di un intervento risolutivo da attuarsi a monte del problema. Quando si porta alla luce ciò che genera e alimenta il pensiero ossessivo questo si scioglie come neve al sole, perché non ha più motivo di esistere una volta che è stato sottratto all’area dell’inconsapevolezza.

 

Rendere conscio l’inconscio permette infatti al paziente di affrontare direttamente ciò che realmente teme o desidera, liberandolo da sintomi di copertura come le ossessioni.

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